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Sinossi

Le Serve

 

”Nessun artista crede alla verità oggettiva,
cioè reale in sé, del mondo che rappresenta.
Ma si potrebbe dire che questa verità oggettiva,
non solo per l'artista, non esiste per nessuno.”

(L. Pirandello, L’umorismo)


Una casa, tre vite, tre donne che ”interpretano” se stesse, ”recitano” la loro parte: realtà…
Un palcoscenico, tre donne, tre attrici che interpretano, recitano altrettanti ruoli: finzione… o forse no?
È questo il teatro di Genet, la finzione che riproduce la realtà che, a sua volta, è finzione e apparenza: le due serve Claire e Solange, protagoniste di questo intenso dramma ispirato ad un reale fatto di cronaca, sono la quintessenza del “giuoco delle parti” che è proprio della scena e della vita. Le due sorelle sono intimamente legate da un meccanismo illusorio perverso che le conduce a recitare l’una la parte della Signora -la terza delle figure femminili, elegante e invidiatissima-, l’altra la parte della sorella. In questa perpetua finzione si perdono, smarriscono la loro identità, il loro equilibrio mentale si disgrega conducendole dapprima a ordire un omicidio, poi ad avviarsi esse stesse verso la morte, unica e sola via per interrompere la finzione nella quale si sono rinchiuse, prigioniere della loro stessa volontà di esistere solo essendo ”altro da sé”. Effetti metateatrali, in questo testo, in perfetto stile pirandelliano: qui è il dramma a prevalere, quello di due menti malate, certo, ma di una malattia che affligge tanti che aspirano ad ”essere” vestendo i panni altrui, indossando una maschera o rincorrendo l’apparenza. ”Ogni realtà è un inganno”*: è questa l’unica certezza.


*(L. Pirandello, Uno, nessuno e centomila)


Caterina Astorino

 

 
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